Storia

Storicamente è certo che, nei tempi addietro, esistevano, nell’attuale territorio comunale, degli agglomerati abitativi, risalenti alcuni all’epoca dei romani. Ne sono testimonianza ritrovamenti di monete, sepolture e resti di mura d’età romana, nonché ruderi e notizie di fonte ecclesiastica riguardanti i borghi: Chiusano, Salandra e Vipera. La stessa origine del centro abitato di Gambatesa va collocata in epoca anteriore all’invasione longobarda.

Tuttavia l’indagine storica ha preso avvio finora dal periodo in cui il paese assunse il nome di Gambatesa. La parte fondamentale della storia di Gambatesa ha inizio nel sec. XIII con Riccardo da Gambatesa o di Gambatesa, uomo di fiducia della corte angioina di Napoli e di quella papale di Roma. Dotato di grande abilità diplomatica e militare acquistò fama di saggio reggitore e di valoroso condottiero di esercito soprattutto nel governo e nella difesa di Genova contro gli assalti dei fuoriusciti ghibellini, capeggiati da Cane della Scala, Marco Visconti di Milano e da Castruccio Castrocani degli Antelminelli, signore di Lucca. Per questi ed altri suoi meriti ottenne da Roberto d’Angiò, re di Napoli, non pochi titoli e feudi. Riccardo di Gambatesa, non avendo eredi maschi ma solo due femmine (Sibilia e Margherita), ottenne che il suo primo nipote Riccardello, figlio appunto di Sibilia e di Giovanni Monforte, aggiungesse al cognome paterno Monforte anche quello di Gambatesa, dando così inizio alla nuova casata feudale dei Monforte-Gambatesa. Dalla fine del sec. XIV a tutto il XV la storia non registra fatti di una certa importanza. Con la conquista del regno di Napoli da parte degli Aragonesi, il feudo di Gambatesa passò, nel 1484, ad Andrea Di Capua, duca di Termoli. Con i Di Capua, che adottarono una linea politica di liberalità, iniziò per Gambatesa un lungo periodo di relativa tranquillità, di operosità e di benessere, durante il quale si ebbe un notevole sviluppo della pastorizia stanziale e di quella trasmigrante, cui si accompagnò un forte incremento demografico ed edilizio.

La buona congiuntura socio-economica favorì l’emergere di alcune famiglie borghesi. Tra queste raggiunse la massima notorietà, tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600, la famiglia Eustachio, per la cospicua attività svolta nel campo della medicina e in quello ecclesiastico-pastorale. Ferrante Di Capua Iuniore, duca di Termoli, anteriormente al 1583 vende Gambatesa a Francesco Lombardo proprietario terriero di Troia. Venne a interrompere questo periodo di crescita la terribile peste del 1656-57, che ridusse la popolazione locale da 291 famiglie (1455 abitanti circa) del 1648 ad appena 70 famiglie (350 abitanti circa) censite nel 1669. Durante il sec. XVIII il Comune di Gambatesa dovette subire non poche angherie ed usurpazioni da parte della nuova famiglia feudale dei Ceva-Grimaldi, per cui molti cittadini furono costretti ad emigrare altrove. Nel 1799 Gambatesa aderì alla Repubblica Partenopea e ne visse i tumultuosi avvenimenti. Fu assalita e saccheggiata dagli abitanti di Celenza, di S. Marco la Catola e di Casalvecchio, sostenitori della causa borbonica, i quali rivolsero il loro furore soprattutto contro i beni dei Rotondo, impegnati politicamente e militarmente nella difesa degli ideali repubblicani. Immediata e cruenta fu la risposta dei Rotondo: Celenza in particolare pagò duramente la sua azione di aggressione. Con la restaurazione della monarchia borbonica, Prosdocimo Rotondo, che nel governo repubblicano ricoprì l’altra carica di Presidente del Comitato delle Finanze, fu impiccato, a Napoli, nella piazza Mercato il 30 settembre del 1799, mentre i suoi fratelli subirono la confisca dei beni e l’esilio. Nel 1806, con la fine della feudalità, i cittadini vennero sollevati dai gravosi oneri feudali, ma, seppure potettero venire in possesso di un loro pezzo di terra, furono caricati da altri oneri non meno pesanti. Inoltre brigantaggio, carestie, colera, terremoti ed altre calamità naturali contribuirono, per tutto il sec. XIX e parte del XX, a rendere dura e insicura la vita soprattutto del ceto meno abbiente. Durante i moti del 1848, i fratelli Giacomo e Domenico Venditti svolsero un’intensa attività politica per la realizzazione degli ideali liberali. Nel 1891 per l’imposizione di una nuova tassa (la focatica), la popolazione esasperata, dette vita ad una violenta e minacciosa sommossa contro le autorità locali. Dopo la seconda guerra mondiale Gambatesa si è via via sviluppata ed ha avuto un notevole incremento edilizio; oggi è un accogliente centro di duemila abitanti prevalentemente agricolo, ma con potenziali proiezioni verso l’artigianato e l’industria.